Cos’è la parodontite?
La malattia parodontale, detta anche parodontite o piorrea, è una infiammazione dei tessuti di supporto del dente, cioè di quelle strutture che tengono fermamente ancorato il dente nella sua sede permettendoci di masticare. Questi tessuti sono il tessuto gengivale, il tessuto osseo alveolare, il cemento radicolare e il legamento parodontale. Essi vengono progressivamente distrutti dall’infiammazione ed il dente si trova con un minore supporto e quindi comincia a diventare via via sempre meno stabile durante la masticazione. L’esito finale è la perdita del dente, spesso per caduta spontanea.
Il decorso della malattia parodontale non si manifesta in pochi giorni o settimane ma richiede spesso anni prima di diventare clinicamente rilevante, dando cioè quei sintomi clinici peculiari (mobilità dentale e difficoltà a masticare) che richiamano l’attenzione del paziente e del dentista.
Qual è la causa della parodontite?
La causa della parodontite è multifattoriale, il che significa che è necessaria una combinazione di condizioni sfavorevoli affinché si manifesti la malattia. La principale causa è certamente batterica, quindi una flora batterica particolarmente aggressiva e nociva presente nella bocca del paziente. Ma questa da sola non basta a causare il problema. Spesso è necessaria la concomitante presenza di fattori “favorenti” quali la familiarità, il tabagismo, malattie come il diabete, solo per citarne alcuni, ma il quadro complessivo è molto più complesso.
La presenza concomitante di alcuni di questi fattori di rischio, induce nel paziente uno stato infiammatorio che colpisce i tessuti di supporto del dente e che può portare, nel giro di qualche anno, alla perdita dei denti coinvolti. Tale risposta infiammatoria è il risultato dell’interazione tra una popolazione batterica nociva ed il sistema immunitario del paziente, che reagisce allo stimolo batterico in modo “sfavorevole”, producendo sostanze come enzimi e citochine che bersagliano non solo i batteri ma anche i tessuti del paziente, distruggendoli.
Come riconoscere la parodontite?
Riconoscere i sintomi della parodontite è fondamentale per intervenire tempestivamente e prevenire danni permanenti ai tessuti di supporto dei denti. Questa comune patologia del cavo orale (interessa circa il 60% delle persone al di sopra dei 50 anni) può portare alla perdita precoce dei denti con mutilazioni importanti dell’apparato masticatorio.
Infatti, man mano che la malattia progredisce, i segni diventano più evidenti e possono includere:
- Gengive arrossate, gonfie e sensibili: L’infiammazione conseguente alla parodontite, spesso causata dall’accumulo di placca batterica nociva, provoca un arrossamento e un gonfiore delle gengive, che possono diventare dolorose al tatto o alla masticazione.
- Sanguinamento gengivale: Le gengive infiammate tendono a sanguinare facilmente, specialmente durante lo spazzolamento o l’uso del filo interdentale.
- Recessione gengivale: Le gengive si ritirano, esponendo maggiormente le radici dei denti, il che può portare a una maggiore sensibilità dentale.
- Alitosi persistente: Un alito cattivo che non scompare nonostante una buona igiene orale può essere un segno di infezione parodontale.
- Formazione di tasche parodontali: Si creano spazi tra le gengive e i denti dove si accumulano placca e batteri, peggiorando l’infiammazione.
- Mobilità e perdita dei denti: Nei casi più avanzati, la distruzione dell’osso e del legamento parodontale può causare una eccessiva mobilità dei denti, che può portare alla loro perdita precoce.
- Dolore e disagio alla masticazione: Sebbene inizialmente la parodontite possa essere indolore, il progredire della malattia può causare dolore durante la masticazione.
Come si diagnostica la parodontite?
La diagnosi della parodontite viene effettuata attraverso un esame clinico specialistico dettagliato, ovvero una VISITA PARODONTALE. Con questa visita si valuta la storia medica e odontoiatrica del paziente e si quantifica, attraverso il sondaggio parodontale, la presenza di infiammazione dei tessuti gengivali, la profondità delle tasche parodontali e la mobilità dei denti. Inoltre, possono essere richiesti esami radiografici per valutare la perdita ossea. Una diagnosi precoce è essenziale per prevenire danni irreversibili.
Cos’è il sondaggio parodontale?
Il sondaggio parodontale è un esame cruciale che tutti i pazienti dovrebbero eseguire regolarmente, almeno una volta all’anno. Questo screening è fondamentale per individuare quei segni quali l’infiammazione gengivale, la presenza di tasche parodontali e la mobilità eccessiva dei denti che, come abbiamo visto, sono segni distintivi della parodontite.
Durante il sondaggio, il dentista utilizza una sonda millimetrata standard detta appunto sonda parodontale. La sonda viene fatta scorrere attorno a ciascun dente per misurare la profondità delle tasche parodontali, valutare la perdita di attacco clinico, e determinare l’entità della recessione gengivale. Oltre a questi parametri, il dentista controlla la mobilità dei denti, la presenza di placca batterica e tartaro, eventuali restauri debordanti e il sanguinamento provocato dal sondaggio. I risultati vengono registrati nella cartella clinica del paziente (o cartella parodontale), con misurazioni effettuate in sei punti specifici per ogni dente e per tutti gli elementi dentari presenti in bocca. La raccolta di questi ed altri dati clinici, assieme alla storia medica e odontoiatrica del paziente, ci permettono di formulare una diagnosi precisa di malattia parodontale e, di conseguenza, un trattamento mirato e personalizzato, specifico per ogni singolo paziente. Ci sono infatti diverse forme di malattia parodontale, alcune localizzate, altre generalizzate e con grado di severità diverso da paziente a paziente. Da questo nasce la necessità di una visita scrupolosa e specifica per ogni persona.
Cos’è la tasca parodontale?
La parodontite si manifesta principalmente attraverso la distruzione del tessuto che supporta i denti. Questo può determinare una profondità aumentata del solco gengivale: con l’avanzare della malattia, lo spazio tra i denti e le gengive aumenta, trasformando il normale solco gengivale in una vera e propria tasca. Questa tasca favorisce l’ accumulo di placca e batteri, aggravando ulteriormente la condizione.
Il dolore ai denti è sintomo di parodontite?
Il dolore ai denti può essere un sintomo associato a diversi problemi dentali, tra cui la parodontite. Tuttavia, è importante comprendere che non è sempre un sintomo associato a questa condizione anzi, nelle forme iniziali la piorrea è spesso del tutto asintomatica.
Se sperimentate dolore ai denti, è importante consultare un dentista per una diagnosi accurata. Solo un professionista può determinare la causa esatta del dolore e raccomandare il trattamento appropriato. Ignorare il dolore dentale può portare a complicazioni più gravi e a una progressione della malattia, sia essa parodontite, carie dentale o altre condizioni.
Il sanguinamento delle gengive è segno di parodontite?
Il sanguinamento delle gengive è uno dei segni clinici più comuni della parodontite, che si manifesta inizialmente come gengivite, un’infiammazione del tessuto mucoso gengivale che però non si estende ai tessuti profondi quali l’osso alveolare. Quando le gengive sono infiammate possono sanguinare durante lo spazzolamento dei denti, con l’uso del filo interdentale o anche spontaneamente, senza una causa apparente.
Nella parodontite, invece, il sanguinamento può essere presente ma non sempre, dato che l’infiammazione si è estesa ai tessuti più profondi portando alla formazione delle tasche parodontali.
Il sanguinamento delle gengive può essere un segnale indicativo di parodontite, ma è importante considerare che può essere causato anche da altre condizioni.
Come si cura la parodontite?
Il trattamento della parodontite è personalizzato, in base alla gravità della malattia e alle caratteristiche del paziente. Nelle fasi iniziali, gli interventi terapeutici mirano principalmente a controllare l’infezione e a ridurre l’infiammazione. Ecco alcune delle procedure comuni utilizzate in questa fase:
Pulizia professionale
La pulizia professionale, eseguita regolarmente dal dentista o dall’igienista dentale, è fondamentale per rimuovere la placca e il tartaro accumulati sopra e sotto il margine gengivale. Questa procedura, nota anche come ablazione del tartaro, aiuta a prevenire la comparsa di fenomeni infiammatori come la gengivite e la progressione della gengivite in parodontite. La pulizia professionale non solo rimuove i depositi di placca e tartaro, ma permette anche di identificare aree problematiche che richiedono una maggiore attenzione durante l’igiene orale domiciliare.
Scaling e root planing
Lo scaling e il root planing, conosciuti anche come levigatura radicolare, sono procedure di pulizia profonda (con anestesia locale) che rimuovono la placca e il tartaro dalle radici dei denti. Questo trattamento viene solitamente suddiviso in più sedute per garantire una pulizia accurata e minimizzare il disagio per il paziente. Lo scaling rimuove i depositi di placca e tartaro sotto le gengive, mentre il root planing leviga le superfici radicolari, rendendole meno suscettibili all’accumulo di placca. Questa procedura riduce l’infiammazione e favorisce la guarigione del tessuto gengivale con chiusura parziale o totale della tasca parodontale e riduzione del sanguinamento e gonfiore gengivale.
Laser
Il laser a diodi o ad erbio è diventato, negli ultimi anni, un ausilio sempre più importante nella cura della malattia parodontale. Non rappresenta certo l’unico strumento da utilizzare, ma costituisce un ottimo alleato da impiegare nelle fasi di terapia non chirurgica come l’ablazione del tartaro e la levigatura radicolare. I benefici del laser sono duplici: da un lato produce una decontaminazione dei tessuti irradiati dalla luce laser distruggendo il biofilm batterico e dall’altro induce una biostimolazione tissutale ovvero una accelerazione dei processi riparativi e rigenerativi del tessuto stesso.
Chirurgia parodontale
Non in tutti i casi si ricorre alla chirurgia parodontale. Sarà solo dopo aver intrapreso una specifica terapia parodontale non chirurgica (vedi sopra), che il dentista valuterà l’opportunità di ricorrere a metodiche più invasive come la chirurgia parodontale. La chirurgia parodontale è un intervento che permette di accedere direttamente alle tasche parodontali per rimuovere placca e tartaro profondi, rimuovere il tessuto infiammato a contatto con l’osso e ridurre l’infiammazione. Durante l’intervento, il chirurgo orale/parodontologo solleva delicatamente il tessuto gengivale per esporre le radici dei denti e il tessuto osseo sottostante. Dopo aver pulito accuratamente l’area, il tessuto gengivale viene riposizionato e suturato, riducendo le tasche e facilitando la pulizia quotidiana da parte del paziente.
Innesti ossei
Quando la parodontite ha causato una significativa perdita di osso alveolare, può essere necessario ricorrere agli innesti ossei. Questa procedura prevede l’inserimento di materiale osseo nell’area danneggiata per stimolare la rigenerazione dell’osso naturale e ripristinare un corretto supporto osseo ai denti vicini. I materiali che si utilizzano possono provenire da varie fonti, ma principalmente si usano quelli di origine animale o, in alternativa, materiali sintetici. L’obiettivo degli innesti ossei è ripristinare la struttura ossea perduta e fornire un supporto stabile per i denti rimanenti.
Rigenerazione tissutale guidata
La rigenerazione tissutale guidata è una tecnica avanzata che stimola la crescita di nuovi tessuti parodontali. Durante questa procedura, viene inserita una barriera biocompatibile tra il dente e l’osso alveolare per impedire che il tessuto gengivale invada l’area danneggiata. Questo permette all’osso e ai legamenti parodontali di rigenerarsi in modo più efficace. La rigenerazione tissutale guidata è particolarmente utile nei casi in cui si desidera ripristinare l’architettura originale del tessuto di supporto del dente.
Quanto tempo serve per curare la parodontite?
La durata del trattamento per la parodontite può variare significativamente da caso a caso, in relazione alla gravità della malattia, alla collaborazione del paziente rispetto alle indicazioni del dentista e allo stato medico generale del paziente.
Il trattamento della parodontite non si conclude con le sedute iniziali di pulizia o levigature, eventualmente seguite dalla chirurgia parodontale. I controlli periodici e il mantenimento sono essenziali per assicurare il successo a lungo termine del trattamento:
Terminato il trattamento parodontale specifico, sono necessarie visite regolari di controllo, di solito ogni 3-6 mesi, per monitorare lo stato delle gengive e dei denti e per effettuare pulizie professionali periodiche.
La collaborazione del paziente è cruciale. Spazzolare i denti due volte al giorno, usare il filo interdentale quotidianamente e seguire le raccomandazioni del dentista può contribuire a mantenere la salute dei tessuti paodontali per molti anni e prevenire recidive.
Ogni paziente è unico e può rispondere al trattamento in modo diverso. Alcuni potrebbero sperimentare una guarigione più rapida, mentre altri potrebbero richiedere più tempo a causa di fattori individuali.